Notizie

Libertà degli antichi e libertà positiva

Libertà degli antichi e libertà positiva

di Maria Chiara Pievatolo -
Numero di risposte: 0

Uno studente chiede:

La libertà degli antichi come partecipazione collettiva ma diretta dei cittadini alle deliberazioni dell'assemblea (ekklesia), in cui il singolo privato è, come dice B. Constant, una "macchina di cui la legge muove le molle e fa scattare gli ingranaggi", è una libertà positiva, alla maniera descritta da I. Berlin?

Certamente: la libertà degli antichi, come autodeterminazione politica collettiva, soddisfa collettivamente, anche se non distributivamente, la definizione di libertà positiva come autonomia o autolegislazione. Gli Ateniesi e gli Spartani non sono liberi distributivamente, cioè presi uno per uno, perché sono sottomessi alle leggi delle loro città; lo sono però collettivamente, cioè tutti insieme, perché cittadini di una città che governa se stessa. Nell'impero persiano le decisioni sono prese da una sola parsona; ad Atene o Sparta sono invece prese da tutti, in virtù di leggi che impediscono la privatizzazione del potere.

In un confronto tra la forma democratica ateniese e la forma oligarchica di Sparta, essendo quest'ultima presa ad esempio da pensatori giacobini quali J.J. Rousseau, possiamo pensare a Sparta come città della perfetta democrazia, all'interno della cerchia aristocratica degli spartiati?

Per quanto la costituzione di Atene sia democratica e quella di Sparta aristocratica, Sparta può anche essere intesa come una democrazia d'élite, riservata agli Spartiati, che, significativamente, chiamavano se stessi Omoioi (uguali). Atene e Sparta, pur così distanti, sono accomunate dall'ideale - antitirannico - della pubblicità del potere politico.