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Perché non proporrò a lezione il questionario per la valutazione del corso

Perché non proporrò a lezione il questionario per la valutazione del corso

di Maria Chiara Pievatolo -
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In questo momento i docenti stanno ricevendo inviti insistenti  perché il questionario per la valutazione del loro corso, che sarete in ogni caso obbligati a compilare per iscrivervi all'esame, sia invece riempito da voi durante le ore di lezione. Infatti l'ANVUR, l'agenzia di nomina governativa per mezzo della quale il potere esecutivo tiene sotto un rigido controllo burocratico l'università italiana, richiede che almeno 2/3 dei corsi siano valutati tramite questionari raccolti così.

Se il questionario viene compilato durante la lezione, il suo senso non è solo amministrativo: è  anche didattico. E poiché la libertà dell'insegnamento è tutelata dall'articolo 33, primo comma, della costituzione attualmente vigente, credo mi sia lecito fare qualche osservazione.

1. Il questionario tutela gli studenti frequentanti dalle inadempienze e dalle oscurità del docente? No: i dati, infatti, vengono elaborati solo dopo la fine del corso. E,   se si vuole iniziare un'azione disciplinare, la testimonianza del bidello il quale riporta che il docente non si fa mai vedere vale infinitamente di più di quanto possano sussurrare cento anonimi. In situazioni simili chi frequenta, se vuole rivendicare più efficacemente i suoi interessi, deve rivolgersi ai rappresentanti degli studenti, per l'assenteismo, e  chiedere chiarimenti al docente, per l'oscurità.

2. Il questionario migliora la didattica? Per il modo in cui è formulato, se è preso sul serio è più facile che la peggiori. Il modo meno faticoso per ottenere buoni voti, per un docente, è infatti fare il simpatico quando dovrebbe essere rigoroso, essere generoso agli esami quando dovrebbe essere giusto, e ridurre il carico di studio fino a renderlo inesistente. Se poi gli studenti escono dal corso di laurea più ignoranti di come vi sono entrati, non è certo affar suo.

3. Ci sono, infine, almeno due domande profondamente offensive nei confronti dello studente. La prima è quella che chiede se il docente è capace di "stimolare/motivare" il suo interesse per la disciplina - rappresentandolo, dunque, come un minorenne pigro e passivo che non sa interessarsi da sé, ma deve essere allettato da un docente-animatore. La seconda è quella che assegna al carico didattico ridotto il punteggio massimo. A quanto pare, il potere esecutivo di un paese agli ultimi posti in Europa sia per finanziamenti alla ricerca sia per percentuale di laureati sulla popolazione non si preoccupa che gli studenti studino poco: si preoccupa, come se temesse di più la cultura che l'ignoranza,  che gli studenti studino troppo.

L'elezione e il controllo dei propri rappresentanti, perché non finiscano per rappresentare solo se stessi e siano invece portavoce delle vostre proteste, le domande, la discussione col docente che può seguire alla sua risposta non sono solo strumenti potenzialmente più efficaci per la tutela degli interessi degli studenti. Sono, in un senso non burocratico, attività formativa. Aiutano, infatti, lo studente a uscire di minorità, insegnandogli a fare uso pubblico e privato della ragione e a rivendicare i propri diritti.

È abbastanza chiaro che anche gli studenti percepiscono il questionario come inutile: non lo compilano, infatti, spontaneamente, anche se nominalmente dovrebbe proteggere i loro interessi.

Perché dunque il potere esecutivo tiene tanto a imporre un questionario per la customer satisfaction inutile e potenzialmente dannoso? Temo che la risposta stia nella parola customer, cliente: per abituarvi, anzi, per obbligarvi a pensarvi come clienti, come consumatori passivi e timorosi, che hanno bisogno di essere protetti dall'anonimato, anziché come cittadini e  studiosi che fanno uso pubblico della ragione. Ma abituare lo studente ad aver paura dell'uso pubblico della ragione e  a rimpiazzarlo con questionari anonimi non ha nulla a che vedere con l'istruzione superiore; ne è, anzi, la perfetta negazione.

Se lo ritenete opportuno, potete naturalmente compilare il questionario sul corso di filosofia politica in momenti diversi dalle lezioni, o durante le pause. Da parte mia, non sacrificherò un secondo a questo rituale. Un professore di filosofia politica deve insegnare la filosofia politica. Se l'amministrazione ha interesse alle analisi di mercato, se ne assuma la responsabilità e le assegni a qualche funzionario.